Onorevoli Colleghi! - Molti amministratori locali sollecitano l'istituzione di enti territoriali intermedi tra il comune e la provincia, per la valorizzazione e lo sviluppo sociale ed economico organico dei propri territori.
      Questi soggetti, da riconoscere giuridicamente e istituzionalmente per poterli raccordare con le regioni e con gli enti locali, nascono per libera adesione di due o più comuni, siti in aree geografiche omogenee, non necessariamente all'interno della stessa provincia.
      La presente proposta di legge stabilisce che spetta alle regioni costituire e disciplinare queste aggregazioni, denominate «Comunità territoriali», dotate di un proprio statuto, le quali possono esercitare ogni funzione ad esse conferita dai comuni, dalla provincia e dalla regione.
      Le Comunità territoriali possono quindi svolgere un ruolo propositivo e di coordinamento, nel rispetto delle autonomie decisionali dei comuni associati e degli altri enti sovraordinati. Possono infatti formulare indicazioni propositive e di «coscienza critica» in merito alle grandi questioni che riguardano i loro territori (pensiamo ad esempio alla tutela del territorio e dell'ambiente, alla qualità della viabilità e dei trasporti, al turismo). Cioè possono efficacemente valutare le situazioni e i problemi in un'ottica globale, riferita a un territorio più vasto di quello del singolo comune.
      Ad una eventuale obiezione sull'opportunità di istituire una nuova realtà istituzionale locale, che qualcuno potrebbe ritenere inutile, in quanto potrebbe produrre un'ulteriore frammentazione e complicazione della pubblica amministrazione in termini di rapporti e di coordinamento tra i vari enti (chi dovesse appoggiare questa tesi rammenta che esistono già

 

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forme di collaborazione sinergica tra i comuni quale l'unione di comuni), ricordiamo che l'unione di comuni è una opportunità di gestione del territorio che sino ad oggi è stata adottata in maniera molto ridotta.
      Questo perché, se è vero che l'unione di comuni non è una fusione tra comuni, i sindaci e gli amministratori locali considerano tuttavia l'unione come il primo passo verso tale fusione.
      Per questa forte volontà di mantenere la propria autonomia locale, alla formula dell'unione è opportuno affiancare una nuova soluzione, che gli amministratori non avvertano come possibile futura limitazione alla loro indipendenza e che permetta loro di mettere in campo tutte le forze in loro possesso per tendere alla meta della migliore gestione delle risorse del territorio a favore delle proprie comunità.
 

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